sexta-feira, 28 de junho de 2024

13° Domenica comune - Mai rassegnarsi, ma cercare sempre di eliminare le emorragie imposte dalle sanguisughe sociali e religiose

 La morte sembra meno tragica quando avviene in maniera indolore e rapida. Spesso, peró, la vita ci é tolta lentamente, progressivamente e quasi silenziosamente. Il drammatico, tuttavia, é quando scopriamo che le persone che ci vivono accanto, invece do appoggiarci nel nostro sforzo e voglia di pienezza di vita, ci mettono limiti e ostacoli di ogni sorta. La donna del vangelo odierno é il simbolo di tutti coloro che da uma vita (12 é símbolo di totalitá) vivono essendo dissanguati lentamente dall’esclusione, dallo sfruttamento, dai pregiudizi e dall’umigliazione. Allo stesso tempo, peró, diventa il modello di resistenza e persistenza perché non si rassegna con la sua situazione di marginalizzazione e dai limiti imposti dalle leggi e dalle norme di quelle sanguisughe sociali e religiose che la vorrebbero rassegnata e innoqua. Agli occhi ipocriti dei bigottoni la donna appare impura e infrattora delle norme di purezza, ma agli occhi di Gesú lei é il modello di fede autentica e tenace. Infatti ha saputo trasporre i confini imposti dalle istituzioni e religioni per cercare di porre fine all’emorragia che la faceva morire lentamente e l’ha trovata in quel Maestro che ha sempre creduto che i figli e le figlie di Dio sono chiamati a vivere sempre nella libertá, nella felicitá e pienezza di vita.

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