Questo capitolo speciale nacque sotto la bandiera dell'urgenza, in parte dettata dalla chiara percezione che l' istituto – ahimè, come tanti altri - si trovava alla deriva. Era urgente fare una svolta. A partire da ciò si sono create inevitabili e legittime aspettative, speranze e sogni di veri cambiamenti. Molti nostri confratelli - e io stesso - continuiamo ad alimentare tali aspettative a riguardo di questo capitolo speciale e principalmente quanto alla presa di posizione e decisione di fare scelte coraggiose, come ce lo ricordava il proprio padre generale nella sua relazione iniziale.
Leggendo i testi finora prodotti, - quantunque siano incompleti - ho avuto la sensazione del “già visto”, dell'incompiuto, del nulla di nuovo sotto il sole...annebbiato. Pur ammettendo che è prematuro prevedere quale sfocio avrà questo capitolo, mi sembra che le premesse per i desiderati cambiamenti ancora non ci siano. Qualcuno potrà obiettare che tutto dipende da atteggiamenti interiori e non da cambiamenti formali e istituzionali. Se cosi fosse, tuttavia, non ci sarebbe stato bisogno di un capitolo speciale!
Arrivati a questo punto del capitolo e analizzando le premesse fin qui poste mi chiedo quale potrà essere la nostra contribuzione speciale all'istituto, quale potrà essere il valore aggiunto di questo capitolo, anche se non sarà totalmente originale, ma che almeno sia minimamente idoneo per rispondere alle evidenti attese di tanti confratelli. Si potrà certamente dire che è l'elaborazione di un piano per l'istituto, esigenza questa che sembra sia sentita da molti e che ho appoggiato fin dall'inizio. Tralasciando il fatto che per arrivare a questa sofferta decisione in aula capitolare alcuni giorni fa sia prevalso più il silenzio che il consenso, vorrei dire su ciò 3 cose:
1. Un piano anche se ben elaborato e tecnicamente coerente, se privo di decisioni significative, di scelte coraggiose e di densità profetica non ci toglierà dalla deriva in cui ci troviamo....a non essere che per la maggioranza ne siamo già usciti.
2. La nostra innegabile mancanza di dimestichezza di lavorare con piani di azione ci richiederà, nel post-capitolo, periodi non corti di adeguazione e allenamento perché ciò che decideremo sia realista e fattibile da un punto di vista concreto e operativo.
3. Un piano richiede, infine, cambiamenti istituzionali nel sistema di governo per gestire il volume di azioni sia a livello generale come continentale, cosa, quest'ultima, tristemente ignorata nelle attuali premesse .
Penso, tuttavia, che stiamo in una fase cruciale del capitolo e che possiamo ancora salvarlo. Pertanto, vorrei fare un richiamo a tutti noi capitolari perché prendiamo coscienza delle responsabilità e delle aspettative che i nostri confratelli hanno depositato in noi. Perché capiamo che il nostro mandato capitolare non è basato solamente sulla fiducia che essi ci hanno dato, - e questo non è poco - ma anche sulla nostra fedeltà a quanto essi hanno deciso nella fase anteriore al capitolo. Noi, in effetti, dovremmo sentirci solo i portavoce delle loro speranze di cambiamento e aspettative.
Invito, per finire, tutti coloro tra i capitolari che non erano nati o erano adolescenti - come me - all'epoca dell'elaborazione della Regola di Vita (40 anni fa') che non ci sentiamo inibiti, ma che con libertà interiore e coraggio possiamo proporre, correggere, innovare non solo la Regola di Vita, là dove c'è urgenza di farlo (alla fine non è parola rivelata!), ma principalmente quelle realtà che riteniamo essenziali per la nostra identità missionaria e comboniana.
Allo stesso tempo vorrei fare un richiamo perché non si utilizzi la Regola di vita per ingessare proposte innovatrici di cambiamento, ma che sia vista da tutti come un qualcosa di dinamico, di vivo che può e deve essere aggiustata ai tempi, alle urgenze e alle complessità del momento presente per rispondere con fedeltà ai sogni che oggi sentiamo e che vogliamo vivere.