Ci erano giunte notizie che Francesco non voleva appartamenti speciali in Brasile e nemmeno modifiche all’Airbus A330 dell´Alitalia che l´avrebbe portato qui per garantire la sua privacitá durante il viaggio. Fin dall’inizio ha lasciato chiaro che sarebbe venuto non come capo di stato per visitare ufficialmente uno stato-nazione, ma come padre-pastore. In ció puó aver deluso coloro che si aspettavano dichiarazioni esplicite sul momento sociale conturbato che le piazze e le ‘avenidas’ delle nostre cittá stanno vivendo. Nei suoi gesti o parole non ho percepito allusioni che potessero creare costrizioni diplomatiche, ma discretamente ha espresso i suoi timori e le sue aspettative come un cittadino comune del mondo. Il suo modo di avvicinarsi alla folla e i suoi interventi diretti e chiari, - piú pastorali e umani che teologici, - confermano uno stile personale proprio al quale ci ha abituati fin dall´inizio del suo pontificato. In ció non ho visto nessuna novitá, e nemmeno dovremmo aspettarcela ad ogni costo. L´insistenza, peró, su certi aspetti della vita della chiesa, la sua missione, la necessitá di una coerenza interiore, la sobrietá di vita dei pastori, lo stare con i poveri, la sua permanente missionarietá, entre altri aspetti, conferma un chiaro rompimento con i suoi antecessori, pricipalmente con Giovanni Paulo II, e pone la chiesa come attore sociale che, pur con contraddizioni, deve dialogare e interagire con il mondo. Senza mettersi su falsi piedestalli, o facendosi quasi che unica protagonista, la chiesa di Francesco deve riformarsi dal di dentro, per essere credibile e per poter associarsi alle numerose forze vive dell´umanitá, con misericordia e compassione. Il viaggio in Brasile, in questo senso, per me non significa innovazione o un divisore di acqua da un punto di vista ecclesiale e teologico, ma é la chiara confermazione di ció che Francesco reafferma sin dall´inizio, ossia che la chiesa dovrá rinnovarsi profondamente e in tutte le sue dimensioni. Cosa potrá significare tutto ció da un punto di vista ‘politico’, é prematuro dirlo. Saranno certamente le scelte e le decisioni che Francesco dovrá prendere per creare le condizioni minime all´interno della chiesa perché tutto ció avvenga.
Non dimentichiamo che Francesco pur avendo assunto uno stile sobrio, informale, il suo ruolo di papa gli conferisce ancora potere ‘monarchico, autarchico’, che potrá essere utilizzato in una direzione o in un’altra. Il pericolo, tuttavia che vedo é che sia in Brasile che in altre circostanze, Francesco ci faccia vedere una dimensione, una faccia umana del ‘vescovo di Roma’ che difficilmente sará imitata e riprodotta a livello locale, diocesano e parrochiale, dove vescovi e parroci continueranno ad essere formati in seminari chiusi con contenuti teologici e pastorali che vanno nella direzione opposta a quella preconizzata da Francesco. Il pericolo, insomma, che ancora una volta sia lo ‘stile Francesco’ ad emergere e ad attrarre le attenzioni e non i contenuti e gli atteggiamenti a cui lui apponta e che necessitano, urgentemente, di prese di posizione e di decisioni di governo perché la chiesa nella sua totalitá sia la chiesa di Gesú Nazaret e di nessun ‘pop star’ criato ‘ad hoc’ dalla rete Globo o dai media internazionali in cerca di ‘audience’. Evitare mistificazioni e fare in modo che ‘Lui (Gesú e il Regno) cresca’ e che il papa ‘diminuisca’ sará una sfida permanente per Francesco e per coloro che ancora vogliono contemplare la ‘Fonte’ e non solo gli infiniti, seppur significativi, rigagnoli che da lei nascono e si alimentano.
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