Ricordo la forte impressione che aveva destato in me quando mi raccontarono nel lontano 1986, la reazione di Erexin, indio Ka’apor della terra indigena Alto Turiaçu, Maranhão, quando morí la sua sposa. Erexin al ritornare dalla foresta, nel primo pomeriggio, al suo villaggio e trovando la sposa morta entró in un profondo stato di disperazione e depressione incontrollata. I Ka’apor la definiscono come “ka’u” (stato di quasi pazzia). Come vuole la cultura tradizionale Ka’apor, la defunta fu immediatamente portata ad un luogo abbastanza lontano dal villaggio, avvolta nella sua amaca, con alcuni oggetti personali e sepellita. Esiste tutt'oggi la convinzione tra quegli indios che immediatamente dopo la morte la prima anima della persona - quella interiore che co-esisteva con il suo corpo – allo scollarsi e staccarsi da lui potrebbe invadere il corpo di una persona viva vicina e produrgli la morte. Cosí si spiega la fretta dei Ka’apor nel sepellire i loro morti! Una volta sepellito il defunto, lungo i sentieri che portano al villaggio si pongono rovi e spini per non permettere che l´anima ancora vagante del defunto ritrovi il cammino del villaggio e si impossessi di qualcuno. Erexim, che non aveva versato nessuna lacrima, ma inconsolabile e preso da un forte dolore interiore fece un gesto che nessun indio aveva fatto fino a quel momento. All’imbrunire, raccolse la sua amaca, alcune cordicelle e prese la direzione del luogo della sepultura della sua sposa.
Il figlio Ingua’i al capire le intenzioni dell’ anziano padre che andava incontro alla morte in quella maniera decisa, piangendo, insisteva perché desistisse da quell´insano progetto. Erexim, risoluto, senza aprir bocca incurante delle suppliche del figlio, con il volto scovolto si diresse verso il cammino della sepoltura della sposa. Arrivato sul luogo, con il coltellaccio che portava appresso taglió due piccoli alberi, fece due pali e li infiló da un lato e dall´altro della tomba. Con le cordicelle fissó la sua amaca e si stese dentro. Con gli occhi socchiusi aspettó la morte. Sarebbe venuta sicuramente attraverso la seconda anima della sposa. Quell'anima che con il passare del tempo ormai giá si trovava nell’universo azzurro dove abita Ma’ira (l’eroe culturale immortale dei Ka’apor) ma che, ora, si sarebbe apossata di Erexim affinché pure lui avesse lo stesso destino. Il figlio Ingua’i non poteva seguirlo per non incorrere nella stessa sorte. Rassegnato, lasció il padre partire con la certezza che non l´avrebbe piú visto.
Tre giorni dopo Ingua’i si fece forza e decise di recarsi sul luogo dove sua mamma era stata sepolta e dove avrebbe trovato, con certezza, senza vita, l’anziano padre. Arrivando con cautela e temeroso vicino al luogo si fermó. Rimase in ascolto per verificare se giungevano alcuni rumori o movimenti. Niente. Si avvicinó ancor di piú. Senti un colpo di tosse. Suo padre continuava vivo. Prese coraggio e lo chiamó. Niente, egli non rispose. Lo chiamó nuovamente. Questa volta Erexim al riconoscere la voce del figlio gli rispose:” L´anima di sua mamma non mi vuole con lei. Lei vuole che rimanga ancora qui con voi, forse perché continui ad essere padre e madre per voi. Vieni qui ad aiutarmi a sciogliere i nodi delle cordicelle dell’amaca. Ritorneró con te per vivere e per portare a termine i sogni interrotti e i lavori incompiuti di tua mamma”.
I due, in silenzio, ritornarono al villaggio. Nessuno disse nulla. Tutti sapevano che quando muore una persona cara e amata tra i Ka’apor il desiderio di convivere con lei anche oltre la morte era qualcosa di naturale. Erexim lo espressó nella maniera piú radicale e giammai si dimenticó della sua sposa. Nei suoi gesti, nei suoi orari fissi, nel posizionarsi all’ora dei pasti, nel uscire per cacciare o raccogliere la manioca, tutto faceva come se al suo lato ci fosse ancora la sua indimenticabile sposa. Il figlio e le persone del villaggio al vederlo agire da quella maniera dicevano:”La defunta é ritornata a vivere tra noi nei gesti del vecchio Erexim”!
Il figlio Ingua’i al capire le intenzioni dell’ anziano padre che andava incontro alla morte in quella maniera decisa, piangendo, insisteva perché desistisse da quell´insano progetto. Erexim, risoluto, senza aprir bocca incurante delle suppliche del figlio, con il volto scovolto si diresse verso il cammino della sepoltura della sposa. Arrivato sul luogo, con il coltellaccio che portava appresso taglió due piccoli alberi, fece due pali e li infiló da un lato e dall´altro della tomba. Con le cordicelle fissó la sua amaca e si stese dentro. Con gli occhi socchiusi aspettó la morte. Sarebbe venuta sicuramente attraverso la seconda anima della sposa. Quell'anima che con il passare del tempo ormai giá si trovava nell’universo azzurro dove abita Ma’ira (l’eroe culturale immortale dei Ka’apor) ma che, ora, si sarebbe apossata di Erexim affinché pure lui avesse lo stesso destino. Il figlio Ingua’i non poteva seguirlo per non incorrere nella stessa sorte. Rassegnato, lasció il padre partire con la certezza che non l´avrebbe piú visto.
Tre giorni dopo Ingua’i si fece forza e decise di recarsi sul luogo dove sua mamma era stata sepolta e dove avrebbe trovato, con certezza, senza vita, l’anziano padre. Arrivando con cautela e temeroso vicino al luogo si fermó. Rimase in ascolto per verificare se giungevano alcuni rumori o movimenti. Niente. Si avvicinó ancor di piú. Senti un colpo di tosse. Suo padre continuava vivo. Prese coraggio e lo chiamó. Niente, egli non rispose. Lo chiamó nuovamente. Questa volta Erexim al riconoscere la voce del figlio gli rispose:” L´anima di sua mamma non mi vuole con lei. Lei vuole che rimanga ancora qui con voi, forse perché continui ad essere padre e madre per voi. Vieni qui ad aiutarmi a sciogliere i nodi delle cordicelle dell’amaca. Ritorneró con te per vivere e per portare a termine i sogni interrotti e i lavori incompiuti di tua mamma”.
I due, in silenzio, ritornarono al villaggio. Nessuno disse nulla. Tutti sapevano che quando muore una persona cara e amata tra i Ka’apor il desiderio di convivere con lei anche oltre la morte era qualcosa di naturale. Erexim lo espressó nella maniera piú radicale e giammai si dimenticó della sua sposa. Nei suoi gesti, nei suoi orari fissi, nel posizionarsi all’ora dei pasti, nel uscire per cacciare o raccogliere la manioca, tutto faceva come se al suo lato ci fosse ancora la sua indimenticabile sposa. Il figlio e le persone del villaggio al vederlo agire da quella maniera dicevano:”La defunta é ritornata a vivere tra noi nei gesti del vecchio Erexim”!
Un omaggio ai nostri cari che vivono in noi e tra di noi, grazie a coloro che continuano ad amarli anche oltre la morte!
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