quarta-feira, 2 de dezembro de 2020

Solo monaci e delinquenti por Flávio Lazzarin

 “Negli anni a venire ci saranno solo monaci e delinquenti. E, tuttavia, non è possibile farsi semplicemente da parte, credere di potersi trar fuori dalle macerie del mondo che ci è crollato intorno. Perché il crollo ci riguarda e ci apostrofa, siamo anche noi soltanto una di quelle macerie. E dovremo imparare cautamente a usarle nel modo più giusto, senza farci notare.” (Giorgio Agamben, Quando la casa brucia, 5 ottobre 2020, Quodlibet, Una voce)

Perché un futuro fatto solo di monaci e delinquenti? Senz´altro é inevitabile constatare che le societá sono attualmente controllate e dominate da delinquenti. Infatti la disgregazione anomica con il programmatico tradimento della veritá e della decenza si alleano quotidianamente alla violenza ecocida e genocida. Quindi non c´é niente da aggiungere all´affermazione della tragica veritá dello sfacelo. 

Piú complicata, al contrario, la comprensione dell´esistenza di un possibile antidoto: i monaci. E capisco questo appello, perché, contro la decadenza e la dissoluzione hanno effettivamente perduto ogni potere le opposizioni, che si credevano vincenti  in nome di libertá, giustizia, democrazia e diritti umani. E allora, ecco i monaci! Per il filosofo forse un invito a ritrarsi, a vivere tra le macerie sottovoce, senza farsi notare. Invece, immediatamente, i monaci mi hanno fatto ricordare i Padri e le Madri del deserto. Siamo nel IV secolo, il secolo in cui si consuma il tradimento piú perverso del Vangelo di Gesú Crocifisso e Risorto: la Chiesa si piega al potere imperiale; si interrompe l´opposizione teologica e politica a Cesare Signore e Imperatore, in nome dell´unico Kúrios, il Signore Gesú; cessano le persecuzioni e  si chiude la stagione dei martiri. Ecco allora gli Abba e le Amma del deserto egiziano, che abbandonano il mondo falsamente pacificato - e benedetto dalla Chiesa - e scelgono un´altro modo di seguire la radicalitá dei martiri. Testimoniano cosí la fede, non con il sangue dei martiri - ormai obsoleti nelle nuove circostanze -, ma con una vita umile e nascosta, totalmente dedicata alla ricerca del Risorto e al servizio degli altri. Siamo nel deserto fisico della Tebaide che, nella lotta contro i demoni, puó diventare un Paradiso. Deserto che é profezia contro il deserto della cosiddetta civilizzazione, un inferno non riconosciuto.  

Oggi, un possibile stile monastico potrebbe essere caratterizzato dall´accettazione di una solitudine scelta per sottrarsi ai corporativismi del branco – qualunque branco! - rifiutando cosí omogeneitá, complicitá, regole e gerarchie inaccettabili da chi pretende cercare Belezza e Veritá. Il martirio degli Abba e delle Amma ci puó insegnare a vivere pacificamente la solitudine. Solitudine che deve essere disarmata: non puó permettersi di rompere fraternitá, sororitá e comunione. Ma non potrá rinunciare alla parresia, il dovere radicale di cercare e dire sempre la veritá critica ed etica. Se cosí sará, il monaco potrá certamente ereditare incomprensione e persecuzione. Credo che papa Francesco sia uno di questi monaci, fragile e incompreso testimone del Risorto, tra le macerie della modernitá.



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